Quelli che consideriamo problemi e che erroneamente pensiamo che ci tolgano la salute, non sono mai sicari, ma mandanti: ci mettono tra le mani l'arma con cui noi perpetreremo il delitto, ma li incolperemo sempre delle nostre disgrazie. A monte di una difficoltà c'è solo un ostacolo. Nient'altro. Siamo noi a trasformarlo in un problema. Sembrano parenti e non lo sono, perchè mentre l'ostacolo necessita che ci mettiamo in gioco studiando strategie per aggirarlo o per superarlo, quindi potenzialmente ci può rendere persino migliori, il problema, su un piano strettamente emotivo, ci ha già fermato. Ci mette nella condizione di dover constatare i nostri limiti, di rammaricarci del fatto che sia toccato proprio a noi, di dubitare di saperlo affrontare e ci dà una lungimiranza capace di riconoscere la catastrofe nelle conseguenze. Dopodichè, a conti fatti, se fossimo sufficientemente lucidi per accorgercene, tanto gli ostacoli, quanto i problemi hanno una risoluzione ...
come se avessimo indossato nuovi occhiali e vedessimo il mondo con una luce completamente nuova.
RispondiEliminaCiao.
Sì, Giup. Dovrei cospargermi il capo di cenere per aver corretto la miopia, perchè sto diventando presbite: l'oggi che è sotto il naso, adesso, è così appannato.
EliminaIl domani che vorrei invece è così nitido. Ciao!
🌼🌼🌼
EliminaCara amica....è un problema che mi attanaglia tantissimo negli ultimi mesi. Forse non sono cambiato affatto, mentre sono cambiate tante, troppe cose intorno. Ed è quello che mi fa sentire estraneo a me stesso, molte volte, troppe volte.......
RispondiEliminaCarissimo, il cambiamento è così democratico da riguardare tutti e tutto. È la velocità a cui avviene, dentro e fuori, a convincerci che siamo gli stessi: di certo impieghiamo di più a maturare che una mela sull'albero...
EliminaEscludendo il cambiamento fisiologico dovuto all'assestamento, credo che non si cambi mai repentinamente, pure se tutto sembri testimoniarlo.
RispondiElimina(T)i faccio una confessione: non so essere immobile rispetto al cambiamento altrui.
Se tengo a una persona e percepisco un diverso modo di rapportarsi a me, mi adeguo all'istante. È più forte di me, soffro la rottura dell'equilibrio unilaterale: un po' come il vaso che hai scelto per questo (A)ffettamento. Tutti i pezzi sono lì, nessuno escluso, eppure, devi spremerti le meningi per immaginare l'esatta forma e disegno che avesse prima.
Certe volte, il proprio cambiamento, è solo la somatizzazione di una delusione.
(T)i (A)bbraccio forte, (A)micheTTa mia.
Quando cambia il ritmo della musica, il passo della danza, giocoforza, lo asseconda: è quanto succede se il cambiamento riguarda un legame. Adeguarsi all'istante a dinamiche diverse senza indagarne i motivi per capire se sia ancora possibile un atto riparatorio, è arduo, almeno per me, che sono conservatrice negli affetti.
EliminaI sentimenti richiedono tempi lunghi di assestamento.
Diverso è il cambiamento che asseconda l'esigenza del singolo di sondare altre possibilità nelle proprie scelte: chiunque necessita ogni tanto di ristrutturazione o quantomeno di manutenzione.
Ti do un (A)bbraccio maestoso quanto un ponteggio, (A)micheTTo!!