Quelli che consideriamo problemi e che erroneamente pensiamo che ci tolgano la salute, non sono mai sicari, ma mandanti: ci mettono tra le mani l'arma con cui noi perpetreremo il delitto, ma li incolperemo sempre delle nostre disgrazie. A monte di una difficoltà c'è solo un ostacolo. Nient'altro. Siamo noi a trasformarlo in un problema. Sembrano parenti e non lo sono, perchè mentre l'ostacolo necessita che ci mettiamo in gioco studiando strategie per aggirarlo o per superarlo, quindi potenzialmente ci può rendere persino migliori, il problema, su un piano strettamente emotivo, ci ha già fermato. Ci mette nella condizione di dover constatare i nostri limiti, di rammaricarci del fatto che sia toccato proprio a noi, di dubitare di saperlo affrontare e ci dà una lungimiranza capace di riconoscere la catastrofe nelle conseguenze. Dopodichè, a conti fatti, se fossimo sufficientemente lucidi per accorgercene, tanto gli ostacoli, quanto i problemi hanno una risoluzione ...
La Casa della Frase
Quand'ero ragazzo, durante gli ultimi tre anni della scuola superiore, si studiava la Divina Commedia; come immagino si faccia anche oggi.
RispondiEliminaAll'inizio del terzo anno, come indicato dalla lista dei libri, comprai il volume dedicato all'Inferno, col commento di Sapegno.
Al che, l'insegnante si inviperì come un picchio. Mi disse che avrei dovuto aspettare prima di acquistarlo, perché, a detta sua, certe sfumature nell'interpretazione erano state colte meglio nell'opera di Giacalone.
Per me, uno valeva l'altro.
Poi, sono cresciuto e ho capito che solo l'autore conosce esattamente il proprio stato d'animo e le intenzioni annegate nei propri scritti. La critica, fa quello che deve, analizzando, ipotizzando, azzardando. A volte, tra di loro, concordano; altre volte, s'azzuffano.
Sono anni che leggo i (T)uoi (A)ffettamenti con (P)iacere e (D)esiderio di scoperta. Mi hai abituato a metafore nelle metafore, alla decapitazione della ridondanza e all'eleganza. Ecco perché, adesso, la mia mente corre nelle direzioni più disparate alla ricerca delle accezioni sottocoperta, più che quelle alla luce del sole.
Qui, in questi pochi versi, non voglio vederci il significato letterale, forse perché non so come frenare la mia fantasia, che da sempre, indomita, va da sé. Quello che voglio fare, invece, è descriverti l'immagine che la lettura ha imbastito dinanzi agli occhi della mia mente:
È una vignetta a colori. Ci sono due individui su una collina verdeggiante, uno piegato sulle ginocchia, triste, che guarda l'altro, verosimilmente un amico, con un grosso buco al centro dello stomaco e raffiche di vento che vi passano attraverso. È triste, perché a causa di quel buco, vede la vita dell'amico appesa a un filo...
In calce alla mia interpretazione esotica, (A)micheTTa mia, (T)i lascio il mio (A)bbraccio di sempre, caldo e stretto.
Bello sempre leggerti Sir 🌻🤗🎩
RispondiEliminaGrazie a te! È sempre bello leggere questi riconoscimenti di stima.
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