«C’è un salice che cresce di traverso a un ruscello e specchia le sue foglie nella vitrea corrente; qui ella venne, il capo adorno di strane ghirlande di ranuncoli, ortiche, margherite e di quei lunghi fiori color porpora che i licenziosi poeti bucolici designano con più corrivo nome ma che le nostre ritrose fanciulle chiaman “dita di morto”; ella lassù, mentre si arrampicava per appendere l’erboree sue ghirlande ai rami penduli, un ramo, invidioso, s’è spezzato e gli erbosi trofei ed ella stessa sono caduti nel piangente fiume. Le sue vesti, gonfiandosi sull’acqua, l’han sostenuta per un poco a galla, nel mentre ch’ella, come una sirena, cantava spunti d’antiche canzoni, come incosciente della sua sciagura o come una creatura d’altro regno e familiare con quell’elemento. Ma non per molto, perché le sue vesti appesantite dall’acqua assorbita, trascinaron la misera dal letto del suo canto a una fangosa morte». ( Amleto , Atto IV, scena VII) Nonostante in molti ac...
Purtroppo non è così puoi essere il dono più gradito ma comunque non.vieni accettato
RispondiEliminaTutto ciò che possiamo sapere è ciò che diamo.
EliminaNon come verrà ricevuto.
L'invulnerabilità che solo il fiocco conferisce: se lo sbrogli, ti ritrovi nudo.
RispondiEliminaCon tutto quello che comporta.
Fintanto che c'è il fiocco, è ancora sorpresa; sciogliendolo, lo si fa "presente".
EliminaSaremo dono per gli altri, solo e soltanto se prima siamo dono per noi stessi.
RispondiEliminaSono d'accordo. Agli altri possiamo offrire solo ciò che siamo, quindi il nostro compito è innanzitutto essere.
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